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Ah! tanto spero io più la tua salvezza,
     Che sventurato fosti in sulla terra!
     Or tuoi difetti, or tua leale asprezza
     180Ti suscitàr di mille irati guerra:
     E di profughi dì lunga amarezza,
     E povertà t’accompagnàr sotterra:
     Nè lieve a te fu duol che dolci amici
     184Fossero al pari, o più di te infelici.

Le lagrime vegg’io che certo hai spanto
     Quando l’annuncio orribil ti giungea
     Che, tronco della vita a me ogn’incanto,
     188Per anni ed anni in ceppi esser dovea:
     Il Cielo sa se in mia prigion t’ho pianto,
     E quai voti il cor mio per te porgea!
     Sempre io chiesi per te l’inclita luce
     192Che di tutto consola, e a Dio conduce.

Dolce mi fu dopo decenne pena
     Riedere alla paterna amata riva;
     Ma allo spezzarsi della mia catena
     196D’immenso gaudio l’alma mia fu priva;
     Chè di tue rimembranze era ripiena,
     E già in Britannia il cener tuo dormiva!
     E seppi tue sciagure, e niun mi disse
     200Se, morendo, il tuo core a Dio s’aprisse!