Memor di tanto, io spero, e spero assai,
Che, sebben conscio non ne andasse il mondo,
Sul letto almen della tua morte avrai 156Sentito del Signor desìo profondo:
Spero che l’Angiol degli eterni guai,
Già di predar tua grande alma giocondo,
L’avrà fremendo vista all’ultim’ora, 160Spiccato un volo al ciel, fuggirgli ancora.
E mia speranza addoppiasi pensando
Che alla tua madre fosti figlio amante:
Quella vedova pia vivea pregando 164Che tu riedessi alle dottrine sante:
Di buoni genitor sacro è il dimando,
E sul cuor dell’Eterno è trionfante,
Nè da parenti assunti in Paradiso 168Figlio che amolli, no, non fia diviso.
L’inferma, antica genitrice ognora
Benediceva a te con grande affetto,
Perchè al minor fratello ed alla suora 172D’alta amicizia andar godevi stretto:
Furono a Giulio giovincello ancora
Quai di padre tue cure e il tuo precetto,
Ed amai Giulio perocch’ei t’amava, 176E l’alma tua del nostro amor brillava.