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E mi dicea che que’ silenzi santi
     Della casa di Dio nella tard’ora,
     Quando qua e là da pochi meditanti
     36Sovra i proprii dolor si geme ed òra,
     Ovvero i dolci vespertini canti
     Sacri alla Vergin ch’è del ciel Signora,
     Nell’alma gl’infondean pace profonda,
     40O d’alta poesia la fean gioconda.

Sempre onoranza tra i più cari amici
     Rose al canuto Giovio venerando,
     E sue parole di virtù motrici
     44Con benevol desìo stava ascoltando,
     E a lui diceva: — « Anch’io giorni felici
     Ho sulla terra assaporati, quando
     Innamorata ancor la mia pupilla
     48Vedea quel Nume che a’ tuoi rai sfavilla ».

E Giovio protendendo a lui la mano,
     Paternamente gli diceva: — « Io spero,
     Io per te spero assai, perocchè umano
     52E magnanimo ferve il tuo pensiero!
     Invan t’ostini fra dubbiezze, invano
     Della grazia ricàlcitri all’impero:
     Iddio t’ama, ti vuol, nè ti dà pace,
     56Sinchè d’amor non ardi alla sua face ».