Varie sorti e distanze a quella mia
Tenerezza per te scemàr vantaggio,
138E poco al tuo savere io mi nodrìa.
Vedendoti di rado, il mio coraggio
Appo la Croce non durò abbastanza,
141E a follìe tributai novello omaggio.
Ahi! diè l’Onnipossente a mia incostanza
Castigo di sventura e di catena,
144E lurid’antro a me divenne stanza!
Tu, certo, benchè allor pensieri e lena
Ti s’infiacchisser per decrepiti anni,
147Raccapricciasti di mia orribil pena,
E con secreti gemiti ed affanni
Per me a’ pie’ del Signore hai dimandato
150Sollievo e forza, ed alti disinganni.
Ei t’esaudiva, e il creder tuo stampato
Così alfine in quest’alma addentro venne,
153Che più da dubbii non andò crollato.
E gaudio e libertà poscia m’avvenne,
E rividi la madre e il genitore
156Dopo la sanguinosa ansia decenne.