Pagina:Poesie inedite di Silvio Pellico I.djvu/174


( 172 )

T’inganni, o giovin! Nel Vangel lo sguardo
     Figgo come ne’ cieli, ed in lui sento
     75Tutto il poter di verità gagliardo.

Sento che negli umani un vïolento
     S’oprò disordin per peccato antico,
     78E che vizio e virtù son mio tormento.

Sento che il Crëator rimase amico
     De’ puniti mortali; e, a noi disceso
     81Per esserne modello, il benedico.

Sento che siccom’ Egli uomo s’è reso,
     Divino debbo farmi, e tutto giorno
     84Viver per lui d’amor sublime acceso.

Sento che puote ingegno essere adorno
     Di ricco intendimento e di scïenza,
     87Della Croce adorando il santo scorno;

E m’umilio con gioia e reverenza
     Col cattolico volgo a questa Croce,
     90E in lei sola di scampo ho confidenza ».

Eloquente dal cor rompea la voce
     Del buon canuto, come a tal, cui forte
     93Dell’error d’un amato angoscia cuoce.