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Ov’anco intorno a me sien petti cari,
     No, mai bastar non ponno al mio conforto;
     Spesso agitato da cordogli amari
     12Lo sguardo mio sui lor sembianti io porto;
     Ma del mio mal tosto li bramo ignari,
     E compongo a letizia il viso smorto,
     E so che anch’essi per affetto eguale
     16Celan sovente del dolor lo strale.

E più volte ho provato in petti umani
     D’espandere l’arcana angoscia mia,
     E come a Giobbe i consiglier suoi vani,
     20In me quelli accrescean melanconia;
     E chi i gemiti miei diceva insani,
     Chi crollava la testa e non capìa,
     Chi fingea compatir, mentre in secreto
     24Io lo scorgea de’ miei tormenti lieto.

Sì ch’or per la pietà che agli uni io deggio,
     Perchè tenera brama han del mio bene,
     Ora per non espormi al vil dileggio
     28Dell’alme giubilanti alle mie pene,
     Poco agli uomini parlo, e poco alleggio
     Tra loro il duol che in me dominio tiene;
     Ma sfogar pur sospiro i lutti miei,
     32E tu, Signor, mio confidente sei!