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Tante cose sfumarono al mio sguardo,
     E tutto giorno sfumar altre io miro!
     Valga d’esperïenza il raggio tardo,
     108In che forzatamente oggi m’aggiro,
     Ad oprar alfin sì, che più gagliardo
     A tua bellezza s’erga il mio desiro,
     E nulla tanto da’ mortali io brami,
     112Quanto ch’ognun tuoi pregi scorga ed ami!

La legge tua non è d’irto rigore,
     Sol le idolatre passïoni abborri:
     Lunge che a te dispiaccia amante cuore,
     116Ad un cuor fatto gel più non accorri.
     Tu vuoi che a’ miei fratelli io con ardore
     Così soccorra, come a me soccorri:
     Tu vuoi che in forte guisa il bello io senta,
     120Tu vuoi che al giusto il plauso mio consenta.

Tu doni a’ figli tuoi mente e parola,
     Non perchè il dono tuo venga sepolto;
     Tu non imprechi investigante scuola
     124Su non vietato ver fra l’ombre avvolto:
     In odio a te l’indagin empia è sola
     Che contra il cenno tuo l’ardire ha volto:
     Tu gl’ignari del mal chiami felici,
     128Ma il veggente non reo pur benedici.