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Io di carcere usciva egro, e piangendo
     Il mio buon Federico e gli altri cari,
     Cui dato ancor da quel recinto orrendo
     12Rieder non era ai desïati lari:
     Poscia esultava, Italia rivedendo,
     Ed alfin temperando i giorni amari
     Fra gli amplessi de’ miei sacri cauuti,
     16Per me sì lungamente in duol vissuti.

E omai da un lustro tutto ciò trascorse!
     E nuovi plausi a me la patria diede,
     E di nuovi Aristarchi ira mi morse,
     20E dì nuovi propizi ebbe la fede,
     E nuova infanzia a me d’intorno sorse,
     E di morte vid’io novelle prede,
     E « Vana cosa è questo mondo! » esclamo,
     24E separarmen voglio — ed ancor l’amo!

L’amo perch’alme vi trovai fraterne,
     Che all’alma mia s’avvinser dolcemente,
     E diviser mie gioie, e nell’alterne
     28Pene collacrimàr sinceramente:
     E v’ha tali amistà che fièno eterne,
     Benchè tessute in questa ombra fuggente,
     Benchè tessute ov’ogni nobil core
     32S’apre appena a virtù, lampeggia e muore.