Di Varallo i sacelli adorni sono
Di cento effigie di gentil lavoro:
Ed una v’ha che par d’angioli un dono, 156Cotanto pinge di Maria il martoro!
Di Maria, che in orribile abbandono
Indicibil, divin serba decoro,
Di Maria che, abbracciando il morto Figlio, 160Frena le amare lagrime in sul ciglio!
Fra gli sparsi tempietti si divelle,
Qual tra la prole sua la genitrice,
Qual magnifica luna infra le stelle, 164Sommo Tempio che al loco appien s’addice.
Egli è sacro a Maria, che fra le belle
Schiere de’ cherubin sorge felice,
E dir sembra a’ mortali: — « Oh figli miei! 168» Meco voi tutti alzare in ciel vorrei! »
Non fulge dì, non fulge ora del giorno,
Che sul monte preganti alme non meni.
Sono pii villanelli del contorno 172Che invocan messi a’ patrii lor terreni;
Sono un padre sanato, e a lui d’intorno
I figli suoi di gratitudin pieni;
Son donne antiche e vergini montane 176Vestite a fogge in un leggiadre e strane.