Tardi vid’io ch’a indegne colpe avvolta
Era sua sapïenza, e vidi tardi
54Ch’ei debaccava per superbia stolta.
Trasvolaron frattanto i dì gagliardi
Della mia giovinezza, e sovra mille
57Splendide larve io posto avea gli sguardi;
E nulla oprai che d’alta luce brille!
E si sprecàr fra inani desidèri
60Dell’alma mia bollente le faville!
Lamento sui fuggiti anni primieri
Che d’eccelse speranze ebbi fecondi,
63E di ricchi d’amore alti pensieri!
Ma sien grazie al Signor che, ne’ profondi
Delirii miei, pur non sorrisi io mai
66Agl’inimici suoi più furibondi:
Sempre attraverso tutte nebbie, i rai
Del Vangel mi venian racconsolando;
69Sempre la Croce occultamente amai.
Ed il maggior mio gaudio era allorquando
In una chiesa io stava, i dì beati
72Di mia credente infanzia rammentando: