E allor Dio si scostava da mia mente,
E a gravi rischi mi traea baldanza,
33Ed infelice er’io novellamente.
Se così vissi in lunga titubanza,
Ond’or vergogno, ah! tu pur sai, mio Dio,
36Che tremenda cingeami ostil possanza!
Sfavillante d’ingegno il secol mio,
Ma da irreligïose ire insanito,
39Parlava audace, ed ascoltaval’io.
E perocchè tra’ suoi sofismi ordito
Pur tralucea qualche pregevol lampo,
42Spesso da quelli io mi sentìa irretito.
Egli imprecando ogni maligno inciampo
Sciogliea della ragion laudi stupende,
45Ma insiem menava di bestemmie vampo.
Ed io, come colui che intento pende
Da labbra eloquentissime e divine,
48E ogni lor detto all’alma gli s’apprende,
Meditando del secol le dottrine,
Inclinava i miei sensi alcuna volta
51Di servil riverenza entro il confine.