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     308Ancor a sè dicea: « La invitta io sono!
     » L’accenditrice della sacra fiamma
     » Del saper nelle genti! e indarno lutta
     » Contra il mio genio di barbarie il genio! »
          312Ma venne il dì che la città del mondo
     Fremebonda languendo in crudo assedio,
     Prevedea suo sterminio ed il trionfo
     Della barbarie propugnata e sparsa
     Dal valente Alarico.
                                             316Una Sibilla
     Nel roman Foro passeggiava irata,
     Cinta da cittadini; e se speranza
     Fosse di gloria le chiedean coloro,
     320E richiedeano con affanno. — Ed ella
     Con disprezzo miravali, e taceva,
     E passeggiava irata, e i dardeggianti
     Sguardi della divina alto terrore
     324Nella plebe infondeano. E poichè sempre
     Insisteano le turbe a interrogarla
     Sovra i destini della patria, il riso
     Amaro del disprezzo in furor santo
     328Volse; e, strappato dalle grigie chiome
     Il vel, la fronte colla destra palma
     Si percosse tre volte, e a’ suoi pensieri
     « Uscite! » disse, — e uscirono tremendi!