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               Dell’adorabil visita divina,
               Donna s’annovra illustre e generosa,
               540Ben conscia già di luride scalee
               E di covili ov’han mendici albergo.
               Ed ella dietro al Salvatore ascende
               Alla povera stanza; e gentilmente
               544Del suo splendido stato si vergogna,
               Ed aïtar tutti vorria gli afflitti.
                    Egra giace una vedova, ed intorno
               Lagrimosi le stanno i figliuoletti
               548Della fame dimentici, e accorati
               Sol perchè temon pe’ materni giorni.
                    Della Comunïon pur non vorrebbe
               Questa mirarli nel solenne istante;
               552Pensar vorrebbe solo a Dio; ma gli occhi,
               Pensando a Dio, ricadon sovra i figli,
               E s’empiono, di pianto. ― « Oh figli miei!
               » All’infrenabil mio materno lutto
               556» Deh non badate, e voi consoli Iddio!
               » A lui vi raccomando: ei padre ognora
               » Fu de’ pupilli derelitti; piena
               » Fiducia abbïate in lui! » Così l’inferma
               560Geme ed abbraccia ad uno ad uno i cari;
               Poi, vinta dall’angoscia, obblia di nuovo
               La voluta fiducia, e per delirio