Lagrime versa quei di pentimento,
E scorge di perdon raggio felice 519Entro al cor ricevendo il Sacramento:
E a sè d’intorno mira e benedice
La carità di quella pia congrèga, 522Che i torti obblìa dell’alma peccatrice,
E pel suo scampo sempiterno prega.
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524Chi sì fredda laudar mente potrìa
Sì del bello avversaria e del sublime,
Che la potenza non ammiri ed ami
Del gran mister? Mentre all’infermo è data 528Per patire o morir forza oltr’umana,
Uno spirto di serii pensamenti
E di mutua pietà gli astanti afferra;
E ciascun dal palagio ov’oggi han regno 532Le dolorose infermità e la morte,
Riede a sue ricche sale, o al suo tugurio,
Più memore del cielo e più benigno.
Nè spettacol men alto è quando tragge 536Il Pan celeste al miserando letto
Dell’indigenza. Fra lo stuol seguace