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PINDARO




XIV. Olimpica ad Aropico.


O voi, che le Cefisie onde otteneste,
     Che dimorate in una equestre sede,
     Del fertile Orcomeno o voi regine
                                    4Grazie, m’udite.
De’ Minii antichi, o protettrici, a voi
     Volgo le preci. Inver per voi diventa
     Tutto giocondo e dolce all’uman germe,
                                    8O che si vanti
Alcun di senno o di beltade o d’oro.
     Non fan gli Dei senza Grazie danse,
     Nè conviti, chè in ciel dispensatrici
                                    12Di tutto sono,
Ed hanno il trono al Pitio Apollo presso,
     Che tratta l’arco d’oro, e fanno onore
     Al loro padre Olimpio, in sempiterno
                                    16Lui celebrando.
Aglaia venerando e tu Eufrosine
     D’inni vaga, di Giove onnipossente
     Figliuole, prego, a me porgete orecchio
                                    20Or ch’io v’invoco.
Tu pur, Talia, che sei del canto amica
     Il guardo volgi all’inno mio corale,
     Che sostenuto da propizia sorte
                                    24Ecco, s’inoltra.