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Attide, da gran tempo io t’adorava.




Se tu mi sei benevolo,
     Giovin letto provvedi:
     Non voglio teco vivere;
     Me più vecchia tu vedi.




Menisco il padre a Pelagon sospese
     Già pescator la nassa e il remo, in segno
     Della misera vita, a che s’apprese.




Di Timàde è questo il cenere;
     E pria ch’ella andasse a sposa
     Lei rapir volle Proserpina
     Nel suo ostello tenebroso.
     Per lei spenta tutte vollero
     Con le forbici taglienti
     Le fanciulle a sè recidere
     I bei crini rilucenti.




Ahi! che Amore un’altra volta,
     Ei che i membri altrui discioglie,
     Dolci e amare le sue voglie
     Gravi, acerbe in me svegliò.