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VIII.
Con gli occhi chini, vergognosa in volto
Ai giudici dinanti, ecco, sta Frine
Trepida, il mesto guardo in sè raccolto,
Il caro viso sopra il sen recline.
Sulle candide spalle erra disciolto
Molli effondendo brame il lungo crine.
Ah! s’ella talor guarda, il popol folto
Freme al fulgor di sue luci divine.
Ma a risvegliar ne’ giudici pietate
Di Frine i veli lacerò il patrono1,
E nuda aperse la gentil beltade.
Con quella dolce mostra attutì l’ire
Di quei severi, e disse: a chi fe’ dono
Cotanto un Dio ah! no, non può morire.
IX.
Prima che i raggi suoi versasse il Sole,
Innanzi al rogo ivan le greche genti,
E il defunto chiamavano piangenti,
A lui volgendo l’ultime parole.
Nenie gemean tra funebri carole,
Quando la fiamma desta al cielo ardenti