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«Tolta ai solchi, alle officine
   Delle madri al caro eloquio
   87La robusta gioventù,
   Data in rocche peregrine
   Alla verga del vil Teutono
   90Che l’edùchi a servitù.

«Cerca il brio delle sue genti
   All’Italia; i dì che furono
   93Alle cento sue città:
   Dov’è il flauto che rammenti
   Le sue veglie, e delle vergini
   96La danzante ilarità?

«Va, ti bea de’ Soli suoi;
   Godi l’aure, spira vivide
   99Le fragranze de’ suoi fior.
   Ma, che pro de’ gaudi tuoi?
   Non avrai con chi dividerli:
   102Il sospetto ha chiusi i cor.

«Muti intorno degli alari
   Vedrai padri ai figli stringersi:
   105Vedrai nuore impallidir
   Su lo strazio de’ lor cari,
   E fratelli membrar invidi
   108I fratelli che fuggîr.

«Oh! Perchè non posso anch’io,
   Con la mente ansia, fra gli esuli
   111Il mio figlio rintracciar?
   O mio Silvio, o figlio mio,
   Perchè mai nell’incolpabile
   114Tua coscienza ti fidar?

«Oh, l’improvido! — l’han colto
   Come agnello al suo presepio;
   117E di mano al percussor
   Sol dai perfidi fu tolto
   Perchè, avvinto in ceppi, il calice
   120Beva lento del dolor;