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Ma l’un di essi, col dispetto
   D’uom crucciato da miserie,
   15Rompe i gaudi al viator,
   Esclamando: — «Maledetto
   Chi s’accosta senza piangere
   18Alla terra del dolor!»

Qual chi scosso d’improvviso,
   Si risente d’un’ingiuria
   21Che non sa di meritar;
   Tal sul vecchio del Cenisio
   Si rivolse quell’estranio
   24Scuro il guardo a saettar.

Ma fu un lampo. — Del Romito
   Le pupille venerabili
   27Una lagrima velò;
   E l’estranio, impietosito,
   Ne’ misteri di quell’anima,
   30Sospettando, penetrò.

Che un dì a lui, nell’aule algenti
   Là lontan su l’onda baltica,
   33Dall’Italia andò un romor
   D’oppressori e di frementi,
   Di speranze e di dissidi,
   36Di tumulti annunziator.

Ma confuso, ma fugace
   Fu quel grido: e ratto a sperderlo
   39La parola uscì dei re,
   Che narrò composta in pace
   Tutta Italia a’ troni immobili
   42Plauder lieta, e giurar fè. —

Ei pensava: — Non è lieta,
   Non può stanza esser del giubilo
   45Dove il pianto è al limitar. —
   Con inchiesta mansueta
   Tentò il cor del Solitario,
   48Che rispose al suo pregar: