Pagina:Poesie di Giovanni Berchet.djvu/76


— 76 —

     «O straniero, al tuo cor doloroso
     So ch’orrenda è l’assisa ch’io vesto;
     So ch’io tutti qui gli odi ridesto
     56Che l’infida mia patria mertò.

«Ma se i pochi che seggon tiranni
     Delle sorti dell’Anglia, fûr vili,
     Tutti no non son vili i Britanni
     Che ritrosi governa il poter.
     Premian croci ingemmate e monili
     La spergiura amistà di que’ pochi;
     Ma l’infamia che ad essi tu invochi
     64Mille Inglesi imprecârla primier.

«Mille giusti il cui senno prepone
     Al favor de’ potenti i lor sdegni,
     Mille giusti in le vie d’Albïone
     Pianser pubblico pianto quel dì
     Che aggirato con perfidi ingegni
     Narrò un popol fidente ed amico,
     Poi venduto al mortal suo nemico
     72Da quel braccio che scampo gli offrì;

«Oh rossor! Ma il sacrilego patto
     Nol segnò questa man ch’io ti stendo;
     Ma non complice fu del misfatto
     Questo petto che geme per te. —
     Non tu solo se’ il miser. Tremendo,
     Ben più assai che l’averla perduta,
     Egli è il dir: La mia patria è caduta
     80In obbrobrio alle genti ed a me.

«Per l’ingiuria che entrambi ha percosso.
     Or tu m’odi o fratel di dolore!
     Io nè il suol da’ tuoi padri a te posso,
     Nè la bella ridar libertà;
     Ma se in te non prevale il rancore,
     Se preghiera fraterna è gradita,
     Dal fratello ricevi un’aïta
     88Che men grami i tuoi giorni farà.» —