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Ecco Parga è deserta. Sbandati
     I suoi figli consuman nel duolo
     224I destini a cui furon dannati. —

Io qui venni mendica; e ciò solo
     Che rimanmi è quest’uom del mio core,
     227E i pensier con che a Parga rivolo.

Ei non ha che me sola, e il furore
     De’ suoi sdegni, e de’ morti fratelli,
     230Questi avanzi di pianto e d’amore,

Li riavenne all’aprir degli avelli;
     Carità si severa ne ’l punse,
     233Che, geloso, alla pira non dielli,

     Ma compagni alla fuga li assunse.



PARTE TERZA

L’ABBOMINAZIONE


Nunziatrice dell’alba già spira
     Una brezza leggiera leggiera
     Che agli aranci dell’ampia Corcira
     Le fragranze più pure involò. —
     Ecco il Sol che la bella costiera
     Risaluta col primo sorriso,
     E d’un guardo rischiara improvviso
     8La capanna ove l’egro posò. —

Egli è il Sol che fra bellici stenti
     Rallegrava agli Elleni il coraggio.
     Quando in petto alle libere genti
     Della palria fremeva l’amor,
     Quando al giogo d’estranio servaggio
     Niun de’ Greci curava il pensiero,
     E alla madre giurava il guerriero
     16Di morire o tornar vincitor.