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Ma i sonni prolungansi,
L’affanno cessò;
Le membra trasudano;
163Il cor si calmò.
Serene le imnagini
Ti formi il pensier;
O sposo, dimentica
167L’oltraggio stranier!
V
Eran quelli i dì santi ed amari,
I dì quando il fedele si atterra
170Ripentito agli squallidi altari,
Ove l’inno lugúbre disserra
Le memorie, dei lunghi dolori
173Con che Cristo redense la terra.
Lì, repressi i profani rancori,
Offerimmo le aogosce a quel Dio
176Che per noi ne patì di maggiori.
Poi gemendo il novissimo addio,
Surse, e l’orme de’ suoi sacerdoti
179Taciturna la turba seguio.
Que’ ne trasser là dove, remoti
Da’ trambusti del mondo, e viventi
182Nel più caro pensier de’ nipoti,
Sotto il salcio dai rami piangenti
Dormían gli avi di Parga sepolti,
185Dormían l’ossa de’ nostri parenti.
Qui, scoverte le fosse, e travolti
I sepolcri, dal campo sacrato
188Gli onorandi residui fur tolti. —