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Ogni fiel di rampogna futura
     Temperò con tai detti l’onesta;
     Poi, qual donna che il tempo misura,
     Fe’ silenzio, e allo sposo tornò;
     La man lieve gli pose alla testa,
     102E contenta, un suo voto mandò:

«Da le membra è svanito l’algore.
     Ah! sien placidi i sonni; e dal ciglio
     Si trasfonda la calma nel cuore:
     Nè il funestin vaganti pensier
     Che gli parlin di patria, d’esiglio,
     108Che gli parlin d’oltraggio stranier.» —

Oltre il mezzo è varcata la notte. —
     Nel tugurio le tenebre a stento
     Da una poca lucerna son rotte
     Che già stride, vicina a mancar. —
     Fuor non s’ode uno spiro di vento,
     114Non un remo che batta sul mar. —

Tace Arrigo. — La Greca si asside
     A ridir le sue pene; e sovente
     Il sospir la parola precide,
     O l’idea ne la mente le muor,
     Perchè al letto dell’uomo languente
     120La richiama inquïeto l’amor.


PARTE SECONDA

IL RACCONTO

I


Quando Parga e il suo popol fiorìa,
     Anch’io spesso nell’alma gustai
     La gentil voluttà d’esser pia.