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     Larve mandar parevano
     A circuïrgli il passo,
     A collocargli un tribolo
     Sovra ciascun sentier.
     
     Rinato ai dì che furono,
     Il mattin farsi ammira
     Più rancio; e la salita
     Del Sol piena sospira,
     Tanto che intorno ei veggasi
     Ribrulicar la vita,
     Oda il venir degli uomini,
     Voli dinanzi a lor.
     
     Tutta un sorriso è l’anima
     Di riversarsi ardente.
     Presago ei si consola
     Nelle accoglienze; e sente
     Che incontreria benevolo
     Fin anco lei che sola
     Sa pur di quale assenzio
     Deggia grondargli il cor.
     
     Eccolo, il sol! Frettevoli
     Pestan la guazza, e fuori
     A seminati, a vigne
     Traversano i coltori.
     Recan le facce stupide
     Che il gramo viver tigne;
     Scalzi, cenciosi muovono
     Sul suol dell’ubertà.
     
     Dai fumaiuoli annunziansi
     Ridesti a mille a mille
     I fochi dei castelli,
     Dei borghi e delle ville.
     Dove più folto è d’uomini,
     A due, a tre, a drappelli
     Escono agli ozi, all’opere,
     Sparsi per la città.