Ed irte di pinacoli
Case, che su lor grevi
Denno sentir dei lenti
Verni seder le nevi;
E finestrette povere,
A cui ne’ dì tepenti
La casalinga vergine
Infiora il davanzal.
È il tempo in cui l’anemone
Intisichisce e muore,
Cedendo i Soli adulti
A più robusto fiore.
Purpureo ecco il garofano
Sbiecar d’in su i virgulti
Dell’odorato amaraco,
Del dittamo vital.
Per tutto è moltitudine;
È un dì come di festa.
Donne che su i veroni
Sfoggiano in gaia vesta;
Giù tra la folta, un séguito
D’araldi e di baroni,
Che una novella spandono
Come gioconda a udir.
Ma che parola parlino,
Ma che novella sia,
Ma che risposta renda
Chi grida per la via,
Nol può il sognante cogliere,
Per quant’orecchio intenda:
È gente che con l’Italo
Non ha comune il dir.
Que’ suoi baroni emergono
Segnal d’un dì vetusto:
È ferreo il lor cappello,
È tutto maglia il busto: