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Ma primamente, al papa (e fu questo sottile accorgimento), mandò Federigo in Anagna, chiedendo pace: e l’ottenne. Così si riabilitava in faccia a’ suoi del pregiudizio delle censure; e riusciva tanto quanto ad isolare il pontefice dagli interessi delle repubbliche, fra le quali i partigiani imperiali non ristavano poi dal suscitare destramente gli antichi mali umori. Il papa e la lega se ne addiedero, e pressarono le conferenze. Le quali seguirono (1177) con magnifiche pompe in Vinegia. Fu ratificata la pace fra la chiesa e l’impero: fermata una tregua con Sicilia pel corso di quindici anni, e di sei colla lega lombarda; intanto continuerebbe lo statu quo. Per in fine nel 25 giugno del 1183 fu sottoscritta la pace di Costanza, colla quale venne riconosciuta la indipendenza delle repubbliche italiane, e la confederazione di quelle. Ma per quella forza reverenda della opinione, ch’era negl’italiani di allora, della indefettibilità dell’impero (che avean però osato di combattere e di sconfiggere in fatto), si ritenner tuttavia le formule di alto dominio, diritti regali, ec. Lo che fu pietra di scandalo, e porta, alle successive pretensioni degli imperatori; le quali condotte, secondo il costume, con preconcepita e non mai discontinuata politica, furon poi nel tempo potute colorire agevolmente, con ogni guisa di mezzi che stanno a mano del potere, per l’antica piaga delle rivalità e delle divisioni tra’ fratelli d’un medesimo sangue: e in cima a tutto, perchè le città non sapendo a quei tempi vedere più in la dell’idea della indipendenza dallo straniero, non cadeva pur loro in mente di doverla cementare all’interno coi saldi ordini politici, che soli vagliono a garantirla, e a far sì che la libertà non sia più che un nome vano. Gl’Italiani di allora eran più inchini alle forti opere, che non alle speculazioni politiche: gli Italiani presenti son più tratti alle idee che all’oprare1.

Dalla magnifica tela che abbiamo disvolta, nei due punti saglienti della congiura di Pontida e della giornata di Legnano, prese il Berchet subbietto a’ suoi dipinti storico-poetici. Nel che fare, non s’appigliò allo spediente d’infarcire la storia colla favola, per darne poi ciò che non fosse bene nè l’una, nè l’altra; ma con pennello forte e creatore procacciò di sbozzare alcuni tratti storici animati e viventi, sponendo in iscena personaggi che furono, secondo la natura lor vera; altri di pura creazione cavandone dalla fantasia, fog-

  1. Rammenteremo al lettore che questi ragguagli furono pubblicati nel 1832, edizione di Londra.