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di far loro osservare come nella battaglia di Legnano sia tratto in iscena un solo Lombardo ferito a dir cose serie; e tra’ viventi uno solo sia che s’ubbriachi e dica cose infami. Sarà per questo che nella vera battaglia di Legnano uno solo sia stato il ferito, ed abbia proprio proferito quelle parole? Sarà per questo che nella realtà dei viventi uno solo sia il bevone, l’impudico, nell’animo del quale si riuniscono proprio tutti i sentimenti espressi nella canzoncina? — Oibò, oibò, oibò. — Di questa picciolezza d’intelletto farebbe mostra chi non ravvisasse qui, e da per tutto altrove nella romanza, l’ideale! e nol ravvisasse prevalente ben assai più nelle forme espressive del concetto di secolo nostro, che non in quelle rappresentanti l’altro concetto dove molte immagini sono anche tolte alla realtà storica!

Ma il suggerire io queste osservazioni a voi, dilettissimi, gli è davvero un portar patate in Irlanda: — avrei detto più volontieri, incenso in Arabia; ma allora la grandiloquenza sarebbe stata, come spesso avviene, in detrimento del senno comune; perchè l’incenso, preziosa derrata, riferito a voi, andava bene; riferito a me andava sguaiatamente male.

Alcuni anni fa avrei dovuto prevedere e combattere più di proposito un’altr’accusa già mezzo accennata qui sopra. Ma sarebbe adesso fin anche soperchieria il menar colpi contro di una moribonda, voglio dire la taccia di poco amore del proprio paese, la metafora obbligata del mordere il seno alla propria madre. Vergogna! un italiano sparlar dell’Italia! —

Sì, eh! — Me li rammento ancora i tempi quando quest’accusa, movendo di soppiatto dai pandemoni delle polizie tedesche, usciva fuori allindita il volto d’un poco di belletto e d’un poco di gioventù, tanto da potere, quantunque ribalda, e tutta lercia sotto panni, infinocchiare qualche gonzo. Ma i com-