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Ma in Italia ella m’è fatta parere necessaria da qualche poca esperienza del passato. Sappiasi dunque che in nessuno di que’ passi ove i versi parlano de’ viventi, nessuna mira e nessuno individuo particolare entrò per nessun conto a suggerire le immagini. Questa è verità sacrosanta che giovami di avere spiattellata una buona volta.
Dinanzi a me non istavano che il concetto della virtù lombarda nel medio evo, e il concetto della presente nostra (siamo sinceri) corruttela. Gl’individui erano spariti tutti. E che so io d’invididui? che ne importa all’uomo in quella poca mezz’ora ch’egli si ritira a conversare con le astrazioni della sua mente? Se fossi andato in traccia d’individui, quanti e quanti non ne avrei saputo trovare, tra’ viventi, ottimi Italiani davvero! Ma i due concetti miei erano somministrati dalle masse, dal tutto insieme di ciascuno dei due secoli, concetti definiti dai fatti in generale, e non dall’inconcludente fissar gli occhi in faccia alle persone, concetti che non escludono la contingibilità delle eccezioni, non le niegano, ma non ne tengono conto, paghi di porgere l’espressione collettiva de’ fenomeni più abbondanti.
L’ultimo sentimento che risulta nell’animo di chi considera il secolo della Lega Lombarda, è il sentimento d’una tal quale virtù nella massa de’ viventi in quel secolo, a mal grado de’ vizj inerenti a quello stato di civiltà, a mal grado della particolare cattivezza di moltissimi individui. E di siffatta virtù la prova infallibile sta nel loro aver voluto l’indipendenza e la libertà, e nel cercarle, come fecero, non con la pietà del guaire, ma co’ nervi e col sangue nella battaglia. L’ultimo sentimento che nasca dall’esame di noi adesso viventi, non so quale altro esser possa che quello della nostra corruttela generale, quando parla a tutta l’Europa il fatto della nostra supina tolleranza della servitù. Che giova ripararci dietro la virtù pure esistente in moltis-