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LA VISIONE


Oh quai sogni mi rupper la calma
     Fra i silenzi dell’alba tranquilla!
     E quei sogni mi restan nell’alma
     Come cifre d’antica sibilla;
     E s’aggiran fra cifre sì astruse,
     Le potenze dell’alma confuse.

Fra gli orrori di notte tacente
     Iva l’ombra d’intorno fugando
     Una croce di ferro rovente,
     E la croce non era che un brando,
     Che al cospetto di popoli aneli
     Viaggiava pei campi de’ cieli.

Per quei campi migliaia di spettri
     Vagolavan fra turbini oscuri,
     E fra ’l cozzo di stili e di scettri
     Strepitavan timballi e tamburi;
     E fra ’l moto di stemmi e bandiere
     S’alternavan minacce e preghiere.

Per l’immensa siderea contrada
     Già quei suoni rombavan più forte,
     Quando giunse la mistica spada,
     E fu tutto silenzio di morte.
     Ma nel mentre passava più presta
     Una voce le disse: T’arresta!

Ver l’Italia la punta converse,
     Qual cometa che allunghi la chioma;
     Quella punta di sangue s’asperse,
     E quel sangue stillava su Roma;
     Ed il Tebro bollendo fumava
     Qual Vesévo ch’erutti la lava.