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duta pe’ Lombardi; lo sgominarsi de’ Tedeschi alla vista di quel volo interpretato da essi come portento di disfavore; il rincorarsi invece de’ Lombardi che si pigliarono come indizio dell’aiuto de’ santi il capriccio di tre uccelli, — così i tempi volevano! — il modo della fuga de’ Tedeschi; l’appiattarsi di Federico nei boschi, e il suo non tornare che dopo tre giorni alla moglie, Beatrice di Borgogna, la quale, già pensandolo morto, gli preparava in Como i funerali...; ed altre inezie di tal fatta che è inutile ripetere, e delle quali anche si riferiscono alla condizione politica e civile de’ Lombardi in quella età.

Ora, per rispetto alle note che non sarebbero più su fatti, ma su lievi accidenti di essi, a me sembra che un dilemma qui nasca, dai corni del quale sia difficile di scappare. O questi particolari, considerati solo come trovati poetici, sono espressi nel poemetto con sufficiente chiarezza, non per certo prosaica, ma quale l’ammette la poesia epico-lirica, o non lo sono. — Se sì; e a che mi servirebbero le note? — Se no; il poema è sbagliato, e va buttato subito al fuoco senza misericordia; perchè il primo dovere di chi canticchia versi è di farsi intendere a dirittura co’ mezzi poetici, senza aver d’uopo di ricorrere perciò al sussidio di mezzi estranei affatto all’arte sua, senza immischiarsi a farla da letterato.

Sul primo corno del dilemma credo ch’io poss arrischiar di sedermi, qualunque sieno le altre ragioni per cui i miei versi possano meritarsi il complimento delle fiamme. E qui seduto, se per altro voi, dilettissimi, non m’invidiate il sedile, credo di dovere asseverare non solo che le note non servirebbero a nulla, ma ch’elle servirebbero a male. Non facendo esse che stemperare in un poco di prosa le immagini recate ne’ versi, e venendo innanzi a voi intarsiate di citazioni la più parte in latino, ditemi di grazia quale concetto farebbero nascere del loro