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     Chi v’ha detto che sterile, eterno
     Saria ’l lutto dell’itale genti?
     Chi v’ha detto che ai nostri lamenti
     Saria sordo quel Dio che v’udì?

Sì, quel Dio che nell’onda vermiglia
     Chiuse il rio che inseguiva Israele,
     Quel che in pugno alla maschia Giaele
     Pose il maglio, ed il colpo guidò;
     Quel che è Padre di tutte le genti,
     Che non disse al Germano giammai:
     Va, raccogli ove arato non hai;
     Spiega l’ugne, l’Italia ti do.

Cara Italia! dovunque il dolente
     Grido uscì del tuo lungo servaggio,
     Dove ancor dell’umano lignaggio
     Ogni speme deserta non è,
     Dove già libertade è fiorita,
     Dove ancor nel segreto matura,
     Dove ha lacrime un’alta sventura,
     Non c’è cor che non batta per te.

Quante volte sull’Alpe spiasti
     L’apparir d’un amico stendardo!
     Quante volte intendesti lo sguardo
     Ne’ deserti del duplice mar!
     Ecco alfin dal tuo seno sboccati,
     Stretti intorno a’ tuoi santi colori,
     Forti, armati de’ propri dolori,
     I tuoi figli son sorti a pugnar.

Oggi, o forti, sui volti baleni
     Il furor delle menti segrete:
     Per l’Italia si pugna, vincete!
     Il suo fato sui brandi vi sta.
     O risorta per voi la vedremo
     Al convitto de’ popoli assisa,
     O più serva, più vil, più derisa
     Sotto l’orrida verga starà.