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della vita di esso; nè se li dicono più fra di loro, savio con savio, all’orecchio: ma li trasfondono ne’ loro libri di storia, e li rivelano, fra una novità d’aspetti infiniti e d’interessi sempre vivi, anche a noi povero pubblico, a cui il monotono racconto del su e giù delle famiglie reali o metteva sonno, o faceva rinnegar la pazienza. Non tocca a me di giudicare se questo scientifico rinverdire, per così esprimermi, delle cronache sia un progresso fatto dalla ragione umana. Ma siccome ognuno ha diritto d’avere i suoi gusti, e il confessarli, quando innocenti, non è poi delitto, confesso che questa moda mi va a genio molto. E siccome gli spassi, perchè sieno proprio tali, bisogna poterli dividere con chi si ama, fo voti onde questa moda pigli piede molto anche in Italia, fosse anche in discapito della quistione sulla lingua, o d’altre tali usanze che vi si tirano tanto per le lunghe e vi si tengono in tanto credito, eppur non sono nè così ingenue, nè così divertenti.
Comunque sia, di questi minuti particolari, che non proprio per gli stessissimi motivi onde piacciono ora agli storici, ma per motivi molto analoghi a quelli, aveva io sentito dire essere gemme pe’ poeti, alcuni pochi mi trovai averne raccolti nella memoria, spigolati qua e là alla ventura nello scartabellare libri vecchi che parlassero di fatti a cui alludono i versi della Romanza; e però mi sono ingegnato di sceglierne pochissimi tra quei pochi, e d’incastrarli qua e là nel tutto d’invenzione, che, secondo l’intendimento mio, doveva essere un riverbero rapidissimo di verità, e quindi conservare qualche tratto individuale della fisonomia dell’oggetto riverberato. Di questi particolari sono, a modo d’esempio, il volo delle tre colombe venute dalla cappelletta de’ santi Sisinnio, Martirio ed Alessandro a poggiarsi sull’alto del Carroccio quando appunto la battaglia di Legnano pareva voler essere per-