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AL SIGNOR CONTE
GULIELMO BEVILACQUA
RISPOSTA AD UNA LETTERA
IN VERSI SCIOLTI DEL MEDESIMO.
TROVAVASI ALLORA CHE SCRISSE
LESBIA PURE IN VERONA
Non mai sì lieta o a selva ombrosa in seno,
O di fuggevol rio sul margo, allora
Che tacita la notte il cielo oscura,
Di soave usignolo udii le note
Mentr’ei gli affanni suoi racconta a l’aura,
Come lessi festosa in queste amene
Piagge dov’io vivea gli ardor fuggendo
De l’adusta stagion giunti a bearmi,
Spirto caro ad Apollo, i versi tuoi.
A ricercare allora in varie guise
Presi tosto la cetra, e ben lo sanno
Le Aonie Suore quanti loro io porsi
Ardenti prieghi, onde potessi voce
Trarne degna di te, ma fu agl’inviti
Restìa la cetra, e sorde fur le Muse.
E come mai poteva io solo avvezza