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ALLO STESSO


SONETTO


Se dolci carmi un dì furori possenti
     Le tigri, e gli orsi a disarmar d’ogn’ira,
     E i tronchi e i sassi ad ascoltare intenti
     Corsero il suon d’una maestra lira,

Deh tu, spirto gentile, a cui gli accenti
     Apollo stesso dal Parnaso inspira,
     Tu che sì esperto l’auree corde tenti
     Che ogni Ninfa e Pastor t’ama e t’ammira,

Deh per pietà de’ crudi affanni miei
     Un sol momento a me presta la cetra
     Sì dolcemente a risonare avvezza.

Allor cangiarsi il cor, lassa, vedrei
     Di lui che più di sorda alpestre pietra
     Fermo e crudele il pianto mio disprezza.