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ad esserlo, e a lui solo quasi a nume tributavano omaggio. Ma leggete voi stessi quelle rime di Lesbia se volete giustificare il mio caldo, e trovar Lei assai più che donna.

Che seppur donna volete amarla più che ammirarla prendete in mano le molte rime, e i molti sciolti, ch’ella scrisse per man d’amore e d’amicizia ai più chiari poeti francesi, e italiani, benchè anche qui senta ella un estro talora insolito o sull’alpe nel lasciar l’Italia, o sugli appennini nel correre a Genova, o sul mare nell’affrontar la burrasca passando in Toscana, nel tornar quinci in Lombardia, e dove no? Ma piace a me l’estro del cuore, poich’io nacqui affettuoso, l’estro meno splendido, ma più sublime di donna cara per lui all’uomo, e spesso Dea di lui. E qual più bel cuore di quel di Lesbia, che diffondesi ne’ suoi versi e nelle sue prose non per istudio di penna, e d’ingegno, ma per segreto balsamo sparso su quella carta a profumo e flagranza d’immortalità Petrarchesca, ovver Tibulliana? Io lo sento ancor più vivamente nel lugubre suo canto, anzi