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de’ quali dice egli stesso, all’incanto de quali io riconosco nel bel sesso il poter di creare gli eroi, e di fare giugnere il nome all’ultima posterità. Con qual estro sublime s’innalza ella scrivendo in terzine al duca di Ceri della guerra d’Europa, de’ gran poeti di Roma, e delle glorie di questa per quella dell’amico poeta, e della canzon di lui a Lei diretta! Ne men sublime e animosa emula essa il francese Pindaro, anch’oggi tale acclamato in Francia, il famoso Le Brun, superandolo a mio parere col porre in nobilissime ottave rime l’ode di lui veramente Pindarica, più che in quella lingua niun mai l’alzò, e tanto più alzandosi entrambi poi grande ardire di cantar le glorie di quel Buffon, di quel Genio sovrano della natura, vincitore di Plinio, e pittore maraviglioso insieme e creatore d’un nuovo universo. Non esagero io no caldo qua! sono di queste altissime poesie, delle lodi a Lei date nelle lor lettere da que’ due primarj letterati, dell’atmosfera eccelsa in cui visse, ed io lo vidi quel gran Buffon superiore in fama a tutti i filosofi, che tutti tendevano