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LESBIA A SUOI AMICI
DOPO GRAVE MALATTIA
Udìr gli Dei pietosi, udirò alfine
Le vostre preci, o Amici, alfin sen venne
Dolce recando a mali miei conforto
La bella Sanitade, e seco addusse
5A queste mura l’allegrezza e il riso
Ove poc’anzi il muto aere dolente
Solo udissi suonar de’ sospir miei.
Fuggiron ratte de l’amata Diva
All’apparir, e l’inquieta febbre
10E l’atra schiera di dolor crudeli
Che sì lunga a me fer spietata guerra;
Come veggiamo, se le incalza, e preme
Gagliardo vento, disparir le nubi,
E sereno qual pria riedere il Cielo.
15Ed or che alfine la diletta cetra
Che lungo tempo in abbandon si giacque
Mi lice ritentar, de le sue corde