Novella gioja a ricercarmi il cuore! 175Come esultar godrò davante ai ricchi
Felsinei colli, e alle famose rive
Del picciol Ren care a Minerva, e a Febo!
Udiron esse dell’umìl mia cetra
Da lunge il suono, e de lor Vati il coro 180I miei non isdegnò timidi carmi
Di sua voce animar, e sotto all’ombra
De’ sacri lauri suoi donarmi un seggio.
Spero avverrà, che più tranquilla un giorno,
E con voce men fioca io le tue glorie 185O Felsina di Eroi madre e nudrice
Possa cantar; nè tanto ingrata allora
Sarò ch’io non rammenti entro a’ miei carmi
E del Panaro, e della Parma i pregi.
Ma di mia Patria in grembo ahi! quale oscuro 190Stuol di pensier funesti a me d’intorno
Solo si aggira, che mi vieta il canto,
E al lagrimare e al lamentar mi chiama!
I mali stessi ond’io sperai, ma invano
Colla fuga sottrarmi, e ottener pace, 195Contro di me s’avventan più feroci,
E la salute, che mostrossi appena
A me cortese, in un momento sparve
Qual lampo, che strisciando il bujo rompe
Di fitta notte, e nel medesmo istante