L’Arti sorelle a ricomporsi il crine,
E l’atra nebbia a disgombrarsi intorno 150Ond’eran cinte, quando afflitte esangui
Ivan l’Italia ricercando tutta
Da barbari innondata, e sol di lutto,
Di rapine, di stragi orrido campo.
Molli vivaci forme i bronzi, e i marmi 155Preser docili allor; d’industre al tocco
Pennello creator fur le pareti
Viste animarsi; maestosi, alteri,
Quai già la Grecia, e quai d’Augusto ai giorni
La superba innalzar Roma solea, 160Surser ampj edificj; alfin qui apparve
D’ogni Genio maggior astro novello
Michelangiol divin, che in Vaticano
Il miracol dell’arte al Ciel sospinse.
Nè sorde al nuovo invito, d’Ippocrene 165Stetter lente sul margo allor le Muse,
Che sceser ratte ad abitar le rive
Dell’Arno, e del Mugnon, e fer di dolci
Suonar quest’aere armoniosi accenti.
Perchè fra queste mura a me non lice 170Far più lungo soggiorno, e perchè troppo
Nemica a desir miei l’invida sorte
Sì presto mi richiama ai patrj Lari?
Ma pria ch’io giunga, a loro, oh quai si appresta