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piangere, così doloroso e stupefacente, l’aveva finalmente immersa nel faticoso sopore, pieno di fantasmi affannosi, d’incubi e di sussulti, che riempie le brevi tregue delle forti angosce. Furono i baci di suo marito che la svegliarono. Sono scene che non si raccontano. La cessazione del dubbio e del dolore (s’è detto) è la vera e sola felicità. Lui ormai era sicuro, più sicuro di prima. Lei aveva ben visto, non è vero? che egli era tornato subito, pazzo di gelosia? E quanto aveva sofferto! Una eternità di spasimo in quell’ora. E credesse, lo giurava, quell’altra era stata un capriccio, un breve capriccio, una leggerezza che malediceva furiosamente, ma sapeva bene, lei era una cosa così diversa!... Ma come mai poteva essere gelosa? gelosa lei, lei il suo amore bello e santo, la sua vita e la sua fede unica, l’intelligenza e la bontà, la donna ideale? Ma, Dio buono, come mai, come mai?...

E tutte le parole di tre anni innanzi, le parole che trovava laggiù al cospetto del libero cielo, delle vecchie querce severe, le parole che gli erompevano calde dal cuore profondo, nell’abbandono innamorato di tutto il suo essere, tornavano adesso alle sue labbra felici, dalla sua anima rassicurata e alleggerita da quell’enorme valanga di vergogne ineffabili, che gli si era ingrossata dentro, nel breve giro di un’ora...

Fu un ringiovanimento di amore, un nuovo e forte rigoglio di perdono, d’espansioni, di sconfinata fiducia, come un largo appianarsi d’onde tempestose al soffio d’una primavera serena, un rifiorimento trionfale di felicità. E una sera, dopo un colloquio giocondo tutto intimità adorabili e adorabili confessioni, un colloquio in cui ciascuno avea messa la più sincera e viva parte della propria intelligenza e del proprio sentimento, lui,