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quella rovina di amore e di certezze, più che di speranze, provai come una forte gioia, un sentimento nuovo, che mi prese con la soavità di una carezza materna. Un sano alito di lealtà e d’innocenza mi passò nell’anima e vi suscitò un mondo di dolcezze sopite, di credenze buone; molte serene immagini viste e sognate da fanciullo mi si riaffacciarono alla memoria, molte parole profonde mi suonarono nel cuore con più chiaro senso. Un gran rivolgimento si fece nel mio carattere, nella mia indole non perversa, ma sviata, ma guasta dalle lusinghe e dalle bestemmie del volgo, oltre il quale non avevo pensato potesse essere un altro mondo, più intimo e vero, più sicuro ed onesto.

Da quel giorno è passato un anno. Ora so che domani andate sposa a Guido Alvieri che mi dicono degno di voi.

Invece di mandare alla sposa un sonetto, o un mazzo di fiori, io le mando questa mia dichiarazione di ravvedimento.

Parto domani per un lungo viaggio in Oriente; mi stabilirò in Inghilterra, tornando. A voi sarò grato sempre.

Pensate se non vi auguro di tutto cuore la gioia che meritate tanto.

Alberto di...»


Quando Guido entrò in camera di sua moglie, la trovò seduta innanzi al tavolino, col volto nascosto tra le mani e volto e mani come affondati tra i libri e le carte della scrivania. Aveva pianto lungamente come una bambina, e quel forte martellare delle tempie che segue il gran