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deva, lo scossi leggermente, ponendogli una mano sul braccio.

Egli s’era seduto, o piuttosto era caduto a sedere sopra una scranna lì presso, la testa sul petto, gli occhi chiusi... Ebbi paura; chiamai...

Venne il dottore, che stava in canonica, origliando, e la Perpetua, una buona donna, vecchietta, ma forte ancora.

Il dottore, appena lo vide abbandonato a quel modo, mi disse tosto: — aiutatemi a portarlo sul letto — e non fiatò più finchè non fummo giunti alla sua povera camera; là si riebbe un poco, si guardò intorno, si capiva che non poteva parlare. Il medico mise mano alla lancetta, e lo punse al braccio, ma non ne uscirono che poche goccie di sangue. Don Mario guardò ancora intorno con certa aria, con terrore crescente, e, raccolte le poche forze che ancora gli rimanevano per quell’estrema preghiera: — la mia Madonna! (bisbigliò ansando) — la mia Madonna!... — Corsi a prenderla e gliela posi innanzi. Ebbe un sorriso beato, un sorriso che divenne poi stanco subito, e il volto ridivenne composto e grave...: poi richiuse gli occhi di nuovo, per sempre... Sulla fronte larga una grande serenità si distese. Cessato ogni palpito umano, spenta ogni passione, l’anima visibilmente saliva, e il corpo, stanco, s’abbandonava pacato nella solenne immensità della morte...

Mentre scrivo, ho qui innanzi quella testa di Santa che mi guarda con occhi pieni d’amore, e ne’ suoi capelli castani il sole sveglia dei riflessi dorati. Ma dietro