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piranno la sua bellezza? se non lo stimassero..., ripeteva tra un singhiozzo e l’altro. Pareva tormentato da un dubbio penoso, che non sapeva o non voleva aprirmi intero. Mi provai a confortarlo, dicendogli sperasse, e che ad ogni modo con quel danaro avrebbe appunto potuto rabberciare i muri della chiesetta; e tante altre cose. Egli mi confessò aver provato un gran rimorso sempre per non aver pensato alla chiesa tutta screpolata, ma che ora avrebbe deciso, avrebbe venduto... sì, avrebbe venduto il quadro; certo ormai voleva, e allora la sua chiesetta la vedrei... Ma il Bista non gli venisse più innanzi, perchè i suoi poverelli non li aveva... no, mai scordati, mai lasciati patire, e quel poco che gli era rimasto lo avea dato tutto per loro, e anche oggi, anche oggi... E ricominciava a piangere, e si pentiva a un tratto d’avermi svelato la sua carità in quel momento di passione, e voleva disdirsi, e mi supplicava a non dir nulla. Se aveste veduti quei suoi occhi, quei suoi capelli bianchi (continuava il dottore, più commosso di quanto non volesse parere), se aveste veduto in quel turbamento quella sua faccia buona e bella!... Basta; ora v’ho detto tutto.

Oh, io l’avevo veduto quel volto di santo, quei bei capelli candidi, quegli occhi velati di lagrime e ringraziavo il destino che m’avea condotto laggiù, in quel paesello tragico e caro, che non avrei più scordato.

— Insomma — dissi la mattina di poi, mentre don Mario mi stava innanzi con la Madonna del «Guercino» tra le braccia, mentre un bel raggio di