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CANTO TERZO 81

     D’ogni delirio apristi a’ tuoi nipoti?
E te1 che contro Luca e contro Marco
     E contro gli altri duo2 cosí librato
     285Scocchi lo stral dal sillogistic’arco?
Questa d’insania tutta e di peccato
     Tenebrosa falange il fronte avea
     Dal fulmine celeste abbrustolato;
E della piaga il solco si vedea
     290Mandar fumo e faville; e forte ognuno
     Di quel tormento dolorar parea.
Curvo il capo ed in lungo abito bruno
     Venía poscia uno stuol quasi di scheltri,
     Dalle vigilie attriti e dal digiuno.
295Sul ciglio rabbassati ha i larghi feltri,
     Impiombate le cappe3, e il piè sí lento,
     Che le lumacce al paragon son veltri.
Ma sotto il faticoso vestimento
     Celan ferri e veleni; e qual tra’ vivi,
     300Tal vanno ancor tra’ morti al tradimento.
Dell’ipocrito d’Ipri4 ei son gli schivi
     Settator tristi, per via bieca e torta
     Con Cesare e del par con Dio cattivi.
Sí crudo5 è il nume di costor, sí morta,
     305Sí ripiena d’orror del ciel la strada,
     Che a creder nulla e a disperar ne porta.
Per lor sovrasta al pastoral la spada,
     Per lor6 tant’alto il soglio si sublima,
     Ch’alfine è forza che nel fango cada.
310Di lor empia fucina uscí la prima
     Favilla, che segreta il casto seno

    torio di tutte le obbiezioni mosse contro ogni principio religioso, a cui attinsero tutti gli altri atei che vennero poi.

  1. E te ecc: Nicola Fréret (1688-1749), autore di svariatissime opere, a cui furono attribuite, ma, sembra, a torto, la Lettera di Trasibulo a Leucippo e l’Esame degli apologisti della religione cristiana.
  2. gli altri duo: Giovanni e Matteo. — Si noti che coll’espressione cosí librato ecc. il p. viene a dire che il Fréret ragionava bene contro gli Evangelisti; mentre in sostanza vuol dire che ragionava male ed empiamente.
  3. Impiombate le cappe ecc.: Anche gl’ipocriti in Dante sono vestiti di cappe impiombate e vanno lentissimi. Cfr. Inf. xxiii, 70, 100 e segg.
  4. Dell’ipocrito d’Ipri: di Cornelio Giansenio (1585-1638), olandese, che fu vescovo d’Ipres in Fiandra. Nella sua opera principale Augustinus, pubblicata nel ’40 dopo la sua morte, intese esporre la dottrina di quel santo dottore; ma s’allontanò dalla credenza cattolica per alcune sue opinioni su la Grazia. Nel ’49 furono dalla facoltà teologica di Parigi formulate le cinque famose proposizioni contenenti tutta la sostanza dell’opera, che furono condannate come eretiche nel 13 maggio del ’53 da Innocenzo X e di nuovo da Clemente XI nel 15 luglio 1705. — schivi: intolleranti.
  5. Sí crudo ecc.: La prima proposizione giansenista era: Aliqua Dei praecepta hominibus iustis volentibus et conantibus secundum praesentes quas habent vires, sunt impossibilia: decet quoque illis gratia qua possibilia fiant.
  6. Per lor ecc.: Le idee de’ Giansenisti sul sovrastare della spada al pastorale sono esposte nel-