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70 | IN MORTE DI UGO BASSVILLE |
Alla mannaia già facea tragitto.
E a quel giusto1 simíl che fra’ ladroni
Perdonando spirava ed esclamando:
195Padre, padre, perché tu m’abbandoni?2,
Per chi a morte lo tragge anch’ei pregando3,
Il popol mio, dicea, che sí delira,
E il mio spirto, Signor, ti raccomando4.
In questo dir con impeto e con ira
200Un degli spettri sospingendo il venne
Sotto il taglio fatal; l’altro ve ’l tira.
Per le sacrate auguste chiome il tenne
La terza furia, e la sottil rudente5
Quella quarta recise alla bipenne.
205Alla caduta dell’acciar tagliente
S’aprí tonando il cielo, e la vermiglia
Terra si scosse e il mare orribilmente.
Tremonne6 il mondo, e per la maraviglia
E pel terror dal freddo al caldo polo7
210Palpitando i potenti alzâr le ciglia.
Tremò levante ed occidente. Il solo
Barbaro celta8, in suo furor piú saldo,
Del ciel derise e della terra il duolo;
E di sua libertà9 spietato e baldo
215Tuffò le stolte insegne10 e le man ladre
Nel sangue del suo re fumante e caldo;
E si dolse che misto a quel del padre
Quello pur anco non scorreva, ahi rabbia!,
Del regal figlio e dell’augusta madre.
220Tal di lïoni un branco, a cui non abbia
- ↑ a quel giusto: a Cristo.
- ↑ Padre ecc.: Matteo XXVII, 46: «E intorno all’ora nona sclamò Gesú ad alta voce, dicendo: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»
- ↑ Per chi ecc.: Luca XXIII, 34: «E Gesú diceva: Padre, perdona loro; conciossiaché non sanno quel che si fanno».
- ↑ E il mio spirto ecc.: Luca XXIII, 46: «E Gesú sclamando ad alta voce, disse: Padre, nelle mani tue raccomando il mio spirito: e in ciò dicendo spirò».
- ↑ rudente: corda da nave (lat.). Qui, la corda che tenev’alta la scure.
- ↑ Tremonne ecc.: «Nel «Messia» (o, meglio, nella sua prima e piú celebrata parte, ch’è di dieci canti) il martirio di Gesú è una scena a cui partecipano il cielo, la terra, l’inferno e tutti i vari e infiniti esseri onde sono popolati; e il Golgota non è se non il centro della scena, immensa quanto l’universo. Il simile si vede nella «Bassvilliana», e in ispecie nell’ultimo canto, dove fra terra e cielo è un continuo movimento di spiriti e una successione di fatti prodigiosi». Ma «quel prodigioso, quella partecipazione dell’universo ad uno spettacolo umano, non si adattano cosí perfettamente al soggetto storico del poema italiano, come si adattavano ai soggetti veramente colossali del «Paradiso perduto» e del «Messia». Zumb. p. 15 o segg.
- ↑ dal freddo al caldo polo: dal settentrione al mezzodí, cioè per tutta la terra. Questa frase, che suscitò aspre polemiche, fu difesa valorosamente dall’insigne matematico Gioacchino Pessuti, ed è imitazione di un’altra di Lucano. Cfr. Fars. I, 54.
- ↑ celta: francese.
- ↑ di sua libertà: È causale.
- ↑ le stolte inse-
petingi.