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42 | ALLA MARCH. MALASPINA DELLA BASTIA |
Le fanciulle di Pindo1 eran con esso,
40L’itala poesia bambina ancora
Seco traendo, che gigante e diva
Si fe’ di tanto precettore al fianco;
Poiché un nume gli avea fra le tempeste
Fatto quest’ozio2. Risonò il castello
45Dei cantici divini, e il nome ancora
Del sublime cantor serba la torre3.
Fama è ch’ivi talor melodïoso
Errar s’oda uno spirto, ed empia tutto
Di riverenza e d’orror sacro il loco.
50Del vate è quella la magnanim’ombra,
Che tratta dal desío del nido antico
Viene i silenzi a visitarne; e grata
Dell’ospite pietoso alla memoria,
De’ nipoti nel cor dolce e segreto
55L’amor tramanda delle sante Muse.
E per Comante4 già tutto l’avea.
Eccelsa donna, in te trasfuso: ed egli,
Lieto all’ombra de’ tuoi possenti auspici,
Trattando la maggior lira di Tebe5,
60Emulò quella di Venosa6, e fece
Parer men dolci i savonesi accenti7;
Padre incorrotto di corrotti figli8,
- 41. che robusta e grande
- 47-48. talor s’oda uno spirto Lamentoso aggirarsi ed empia tutto
- 50. Quella del vate è la
- 55. L’amor trasfonde delle
- 58. Eccelsa donna, in te trasmesso
neso, a cui diè nome. Dicesi che Giove fosse una volta ospite di lui.
oggi si chiama la torre di Dante, e là presso si trova pure una casa, ov’egli per piú tempo (secondo si dice) fece dimora, e che pur oggi si chiama la casa di Dante; e queste tradizioni si sono colà tramandate di padre in figlio, e serbansi tuttora tenacemente».