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20 | LA BELLEZZA DELL’UNIVERSO |
Vien dunque, amica diva. Il tempo edace1,
305Fatal nemico, colla man rugosa
Ti combatte, ti vince e ti disface2.
Egli il color del giglio e della rosa
Toglie alle gote piú ridenti, e stende
Da per tutto la falce ruinosa.
310Ma, se teco Virtú s’arma e discende
Nel cuor dell’uomo ad abitar sicura,
Passa il veglio rapace e non t’offende3.
E solo, allorchè fia che di natura
Ei franga la catena, e urtate e rotte
315Dell’universo cadano le mura,
E spalancando le voraci grotte
L’assorba il nulla e tutto lo sommerga
Nel muto orror della seconda notte,
Al fracassato mondo allor le terga
320Darai fuggendo; e su l’eterea sede,
Ove non fia che tempo ti disperga,
Stabile fermerai l’eburneo4 piede.
- 319. Al rovesciato mondo (’81).
- 322. A quest’ultimo verso seguono nell’ediz. ’81 questi altri: Di Luigi scrivendo, e di Costanza Sul Cielo il nome; e di lor bella fede Rinnovando lassù la rimembranza.
- ↑ 304. edace: che divora. che consuma. Ovidio Ep. ex Pon. IV, x,7: Tempus edax perdet omnia.
- ↑ 309. Il tempo si rappresenta in un vecchio con falce in mano, simbolo della distruzione.
- ↑ 310. Ma se teco ecc. Qui il p. viene, come dire, alla moralità, che ne’ componimenti d’allora per nozze, ci doveva sempre, bene o male, entrare. Non ne seppe far senza nemmeno il Parini nella sua canzonetta Le nozze. Cfr. Card. Con. Crit. p. 269. Se non che a proposito di questo luogo del M. a ragione osserva lo Zumb., p. 38: «Se dicendo: «Ma, se teco ecc.», intendeva il rivolger sempre le sue parole alla stessa Bellezza dell’Univ., egli erra; ché, congiunta o non congiunta a virtú, quella bellezza sí nei volti e sí in tutte le altre forme particolari, è sempre soggetta all’azione del tempo. — Se poi, a difesa del poeta, si rispondesse che qui non si tratta piú della bellezza fisica, sí bene della bellezza morale, ch’è la stessa Virtú, allora, peggio che peggio; perché il p., seguitando, verrebbe a dire che la sola bellezza morale, o Virtú che si voglia, non offesa mai dal tempo, durerà nel mondo quanto il mondo stesso. Ma il vero è che il medesimo poteva affermarsi della Bellezza fisica, della quale, nei due primi terzetti, erasi detto che il tempo la combatte e vince da per tutto: perocché anche la Bellezza, disfatta nei gigli e nelle rose di un volto, si rifà sempre in un muovo volto, finché esista la specie umana».
- ↑ 322. eburneo: bianco come l’avorio.
face Regna la notte». Parini Mattino, 400.
AL PRINCIPE DON SIGISMONDO CHIGI
Contenuto: Fatal legge, che dalla medesima fonte derivino il bene e il male! Un dì, scorrendo pe’ campi di natura, rabbelliva le cose tutte nel mio pensiero: oggi quello stesso pensiero è divenuto il carnefice che le mie forze logora e strugge: perfino il ricordo del passato m’è doloroso (1-30).