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LA BELLEZZA DELL’UNIVERSO 19

Per te all’occhio divien viva e parlante
     275La tela e il masso1, ed il pensiero è in forsi
     Di crederlo insensato o palpitante2:
Per te di marmi i duri alpestri dorsi
     Spoglian le balze tiburtine e il monte
     Che Circe empieva di leoni e d’orsi3,
280Onde poi mani architettrici e pronte
     Di moli aggravan la latina arena
     D’eterni fianchi4 e di superba fronte:
Per te risuona la notturna scena5
     Di possente armonia, che l’alme bèa
     285E gli affetti lusinga ed incatena.
E questa selva6, che la selva ascrea
     Imita e suona di febeo concento,
     Tutta è spirante del tuo nune, o dea;
E questi lauri che tremar fa il vento,
     290E queste che premiam tenere erbette,
     Sono d’un tuo sorriso opra e portento.
E tue pur son le dolci canzonette
     Che ad Imeneo7 cantar dianzi s’intese
     L’arcade schiera su le corde elette.
295Stettero al grato suon l’aure sospese,
     E il bel Parrasio a replicar fra nui
     Di Luigi e Costanza il nome apprese.
Ambo cari a te sono; e ad ambidui
     Su l’amabil sembiante un feritore
     300Raggio imprimesti de’ begli occhi tui;
Raggio che prese poi la via del core,
     E di virtù congiunto all’aurea face,
     Fe’ nell’alme avvampar quella d’amore.

    Leone X, e fu, se non santo uomo, cosí splendido protettore dell’arte e degli artisti, da meritare che quel magnifico secolo del 500 venisse nominato da lui. — tornarno: tornarono.

  1. 275. La tela e il masso: la pittura e la scoltura.
  2. 276. insensato o palpitante: o pura materia, o corpo vivente. Dante (Purg. x, 39), di gente incisa nel marmo, che sembra cantare: «a duo miei sensi Facea dicer l’un No, l’altro canta».
  3. 278. le balze tiburtine: le colline di Tivoli. Cfr. la nota al v. 9, p. 2. Le balze e il monte sono soggetti della proposizione. — il monte ecc.: il Circello nel circond. di Velletri, che forma dalla parte di levante il golfo di Terracina. Si favoleggia togliesse il nome dalla maga Circe, figlia del Sole, che vi avrebbe avuta stanza, mutando i suoi amanti in bestie. Cfr. Virgilio En. VII. 10.
  4. 282. D’eterni fianchi è dipendente da moli.
  5. 283. la notturna scena: il teatro (propriam. il palcoscenico). Cosí ha nominato la scoltura, la pittura, l’architettura e la musica. Resta la poesia, della quale dirà nelle terzine seguenti.
  6. 286. E questa selva ecc.: il bosco Parrasio, che voleva imitare la selva d’Ascra nella Beozia, ove tenevano le loro adunanze gli Arcadi e dove si festeggiarono le nozze Braschi. Peccato che il p. sia dalla necessità costretto a scendere in mezzo a questi poveri Arcadi e alle loro dolci canzonette, e che la bellezza dell’univ. debba venirsi a chiudere ne’ lauri e nelle erbette del loro bosco.
  7. 293. Imeneo: dio del matrimonio, che «Le salme accoppia, e con l’ardente