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LA BELLEZZA DELL’UNIVERSO 15

     Sogliono al gorgoglío d’acre vasello1
     I chimici curvati e pazïenti.
160Ma piú le tracce del divin tuo bello
     Discopre la sparuta2 anatomia,
     Allorché armata di sottil coltello
I cadaveri incide, e l’armonia
     Delle membra rivela, e il penetrale3
     165Di nostra vita attentamente spia.
O uomo4, o del divin dito immortale
     Ineffabil lavor, forma e ricetto5
     Di spirto, e polve moribonda e frale,
Chi può cantar le tue bellezze? Al petto
     170Manca la lena, e il verso non ascende
     «Tanto che arrivi all’alto mio concetto»6.
Fronte che guarda il ciel e al cielo tende7;
     Chioma che sopra agli omeri cadente
     Or bionda or bruna il capo orna e difende;
175Occhio, dell’alma interprete eloquente,
     Senza cui non avrìa dardi e farètra
     Amor né l’ali né la face ardente;
Bocca dond’esce il riso che penètra
     Dentro i cori, e l’accento si disserra
     180Ch’or severo comanda or dolce impètra;
Mano che tutto sente e tutto afferra,
     E nell’arti incallisce, e ardita e pronta
     Cittadi innalza e opposti monti atterra;
Piede, su cui l’uman tronco si ponta8

172. che guarda il cielo e (’81, ’83, ’81).

    fatte por la notomia delle piante e delle erbe.

  1. 158. acre vasello: piccolo vaso contenente acidi (acre), necessari per l’analisi chimica dei corpi.
  2. 161. sparuta: perché studia sui cadaveri.
  3. 164. penetrale: la piú interna parte della casa o del tempio; qui, del corpo umano, che chiude in sé «nostra vita».
  4. 166. O uomo ecc.: Questa descrizione dell’uomo esteriore ed interiore, che per la naturale abbondanza dell’ingegno del poeta si diffonde in piú terzine, è (importerebbe dirlo?) bellissima e nuova in gran parte, perocché e Ovidio (Metam. I, 76) © il Milton (op. e loc. cit.), che descrissero anch’essi l’uomo, dicono assai meno del M. e sono meno di lui eloquenti. Che importa se alcune delle qualità morali e fisiche che il M. enumera in piú «non conferiscono all’uomo, come oppone lo Zumb. (p. 34), alcuna supremazia, o sono comuni a tutti gli animali»? Sono mirabilissime egualmente, e pel p., che canta le maraviglie della creazione, può, mi sembra, bastare. E poi l’occhio che quasi parla, la bocca che ride, la mano che innalza città, son proprio cose che «non conferiscono all’uomo alcuna supremazia»? Che se il poter trasportarsi da un luogo ad un altro per mezzo del piede è proprio anche di altri animali, anzi se molti animali superano in questa facoltà l’uomo, non ne viene per questo che il p. vegga «miracoli dove non sono». Descrivendo tutta la persona, doveva ricordare anche il piede, non per il piede in sé, ma per il gran vantaggio che il potersi muovere arreca all’uomo. Se altri animali si muovono anche piú velocemente di lui, della facoltà del potersi muovere nessun animale sa trarre i vantaggi immensi, che lui.
  5. 167. Forma ec.: Si noti la potente antitesi fra il concetto dell’immortalità dell’anima e la fralezza del corpo