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280 LA FERONIADE

     Sorger piú belle e numerose e cólte.
     545D’Italia in questo i piú lodati eroi
     Porran l’opra e l’ingegno. Io non ti nomo
     Che i piú famosi; e in prima Appio, che in mezzo
     Spingerà delle torbide Pontine
     Delle vie la regina1. Indi Cetego2:
     550Indi il possente fortunato Augusto3
     Esecutor della paterna idea;
     Al cui tempo felice un venosino
     Cantor sublime ne’ tuoi fonti il volto4
     Laverassi e le mani; e tu di questo
     555Orgogliosa n’andrai piú che l’Anfriso5
     Già lavacro d’Apollo. Ecco venirne
     Poscia il lume de’ regi, il pio Traiano6,
     Che, domata con l’armi Asia ed Europa,
     Col senno domerà la tua palude;
     560E le partiche spade e le tedesche
     In vomeri cangiate impiagheranno7,
     Meglio d’assai che de’ Romani il petto,
     Le glebe pometine. E qui trecento
     Giri ti volve d’abbondanza il sole
     565E di placido regno, infin che il goto
     Furor d’Italia guasterà la faccia.


    Virgilio En. I, 260: neque me sententia vertit. Cfr. il v. 42, p. 38.

  1. 547. e in prima ecc.: «Il poeta seguita l’opinione registrata dal Corradini nel suo Vetus Latium, lib. II, cap. 16 (tom. II, p. 130), che Appio Claudio, soprannominato per la perdita della vista il Cieco, abbia il primo tentato di restituire alla cultura il territorio pontino occupato dalla palude, nell’occasione che, essendo censore, concepí la grandiosa idea di una strada che doveva condurre da Roma a Brindisi, e la spinse per ben 142 miglia fino a Capua. Il disegno di Appio Claudio fu poi condotto al suo compimento in tempi posteriori;... e Stazio scrive di essa (Sylv. lib. II, ii, v. 12): Appia longarum teritur regina viarum». Mg.
  2. 549. Indi Cetego ecc.: «Disputano alcuni eruditi se questo Cetego sia Publio Cornelio che fu console con M. Bebio Tanfilo nell’anno di Roma 569, ovvero Marco Cornelio che nel 590 ebbe a collega L. Anicio Gallo. Il Corradini però ed il Volpi, appoggiati all’autore dell’epitome di Tito Livio, lib. XLVI, credono che sia il secondo, cioè Marco. Quello ch’è certo si è, che verso gli anni soprannominati, trovandosi il territorio pontino allagato dalle acque che ne impedivano la coltivazione, un Cornelio Cetego pensò a liberarnelo, e lo liberò di fatto». Mg.
  3. 550. Indi il possente ecc.: «Le acque avevano di nuovo impaludato il territorio pontino ai tempi di Giulio Cesare, ed egli pensava di ricuperarlo nuovamente alla coltura, allorché venne tolto di vita. Di ciò fanno menzione, nella Vita di Cesare, Svetonio e Plutarco, Dione Cassio nel libro XLIV delle sue Storie, Cicerone nella terza filippica, ecc. Il Corradini (lib. II, cap. 16) ed altri, a’ quali consente il poeta, vogliono che Augusto abbia dato effetto a questo pensiero del suo padre adottivo, appoggiati ai versi 65-66 della Poetica di Orazio». Mg.
  4. 553. il volto ecc.: «Ciò racconta di aver fatto Orazio nel suo viaggio da Roma a Brindisi (lib. I, sat. V, v. 24): Ora manusque tua lavimus, Feronia, lympha». Mg.
  5. 555. Anfriso: Apollo, esule dal cielo, pascolò presso il lene Anfriso (Ovidio Metam. I, 580), fiume in Tessaglia, il gregge dell’ospite suo re Admeto, Cfr. Tibullo II, iii, 11 e III, iv, 67.
  6. 557. il pio ecc.: «Traiano, per metter riparo ai guasti cagionati alla via Appia dalle acque della palude Pontina, fece eseguire alcune opere che giovarono eziandio ad asciugare il territorio adiacente». Mg. Cfr. Corradini Vetus Latium II, 16.
  7. 561.